TERRITORIO DI LIBERTA'

Raffaelli Editore 2009

ISBN:88-304-1529-4

 

 

“È nei rossi, non negli azzurri,

che mi perdo.

Rido nel giallo, vibro nel viola.

Ma solo nella tana del mio nero

mi ritrovo, intera,

e mi abbandono.”

 

SCHEDA DEL LIBRO

 

 

PREFAZIONE di DAVIDE RONDONI

 

   "In Carmen Iarrera convivono una certa disposizione all’arguzia dell’osservazione esistenziale e un desiderio di sperimento.

   Non sempre tale convivenza è facile, e passando la mano e lo sguardo sulla pelle di queste poesie si sentono cicatrici, crampi, e volte strappi. Però nell’insieme il libro, portando con sé anche i propri difetti come materia della intonazione, ci propone una voce coerente, che cerca la modulazione della propria forza.

   Oscilla paurosamente –e vitalmente- tra la acuminata auscultazione del quotidiano o dei rapporti più consueti, e l’ardore visionario di certi momenti.

   Poesia per questi tratti “femminile” se tale aggettivo servisse a indicar di più che semplicemente il fatto d’esser poesie scritte da una donna in carne ed ossa: voglio dire che qui si dà il ritratto di una donna reale dei nostri giorni. Con le sue confessioni e le sue segrete e comunissime esultanze. Con le accensioni di visione e con il ritorno solito alle cose solite.

   La Iarrera cerca e trova uno stile pulito, minimo, senza particolare forzature che non siano in quel che si pronuncia. L’unico stile, si potrebbe dire, è la mancanza di pudore.

   Ci sono testi di livello notevole.

   In alcuni, come quello dove l’autrice confida di non sperdersi, vagando con lo sguardo, negli azzurri, ma “nei rossi”, si fissa un dialogo inevitabile con alcune voci ormai canoniche della poesia di donne del ‘900 (il nome della Plath urge).

   In altri momenti, l’autrice appare meno preoccupata di stare scrivendo una poesia e trova, per via di sincerità esistenziale e per le qualità che nutrono la sua vivacissima curiosità, alcuni dei momenti più felici. Come quando si ritrae in cucina, mentre prepara una cena, a disegnare un “giardinetto zen” sulla farina dell’arrosto.

   Sono momenti in cui la poesia visita indubitabilmente queste pagine, con il volto inaspettato e più bello.

   Anche laddove dimostra una abilità di ritratto –come nella poesia sul personaggio fissato su un video dalla cui bocca improvvisa balena una lingua di serpe- la Iarrera non si accontenta di toccare le corde della seduzione o del consolatorio. Allunga le dita affusolate della sua poesia anche a toccare l’inquietante, i mille volti del terribile. Mai dimenticando, come per una memoria irrefrenabile del sangue, del corpo e dell’anima, il desiderio di un abbraccio che abbia la stessa ampiezza della persona."