F E D E R I C O
Z E R I
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IL MIO RICORDO
Un’intervista in cui affermava di voler scrivere un giallo, ma di non averne tempo. Una lettera ardita con cui gli proponevo di scriverlo con me, quel giallo, a quattro mani. Una telefonata sollecita con cui mi invitava a casa sua per parlarne.
E’ nata così un’avventura esaltante in cui ho avuto il privilegio di scrivere due romanzi con “il Grande Prof.”, come in cuor mio lo chiamavo, e quello ancora più grande di godere della sua intelligenza, della sua conversazione, della sua verve, di aneddoti della sua vita, di pettegolezzi da tenere segreti, di scherzi telefonici mattutini e della sua amicizia.
Mi ha dato tantissimo.
Quando è scomparso tutti hanno testimoniato la grandezza della sua cultura, del suo ingegno, della sua tensione morale e del suo amore per il nostro paese. Molti hanno ricordato il carattere brusco e intrattabile per il quale andava famoso. Ma quasi nessuno ha detto che quando riteneva di potersi togliere la maschera da burbero svelava un animo amabile, generoso, affettuoso e attento. Lo voglio dire io.